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Milano Cortina 2026: è dibattito su design, industria italiana e sostenibilità


Milano Cortina 2026: è dibattito su design, industria italiana e sostenibilità Immagine

Milano Cortina 2026: le nuove torce olimpiche accendono il dibattito sul design, sull’industria italiana e sulla sostenibilità

-298 giorni ai Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali Milano Cortina 2026. Le torce ci sono, sono state svelate – in grande stile – tra la Triennale di Milano e il Padiglione Italia dell’Expo di Osaka, in un doppio evento che ha unito simbolicamente Italia e Giappone.

Ma al di là della forma scintillante e delle dichiarazioni di rito, cosa raccontano davvero queste torce? E soprattutto: cosa dicono a chi ogni giorno fa impresa in Italia?

“Essential”: forma, sostanza e storytelling (forse troppo patinato)

Il nome scelto per il design è “Essential”. Un titolo che la dice lunga sull’intenzione di comunicare un’estetica minimalista, raffinata e – parola magica – sostenibile. La torcia olimpica sfuma verso un blu-verde, mentre quella paralimpica vira su tonalità bronzee. Entrambe sono realizzate in alluminio riciclato e rivestite con una finitura riflettente pensata per “specchiare i volti dei tedofori e il paesaggio attraversato”.

Dietro la forma c’è la firma dello Studio Carlo Ratti Associati. Dietro la produzione, Cavagna Group. Dietro tutto, il colosso Eni, Premium Partner dell’evento, affiancato da Versalis. Una filiera 100% made in Italy, che rappresenta il meglio del design, dell’ingegneria e della manifattura nazionale.

Tutto molto bello. Forse troppo.

Sostenibilità: parola usata, abusata, consumata

È giusto e doveroso parlare di sostenibilità. Ma è altrettanto doveroso chiedersi: dove finisce il marketing e dove comincia l’impatto reale?

Le torce sono realizzate in alluminio riciclato. Bene. Ma quanti chilogrammi di CO₂ sono stati emessi per realizzare, trasportare e presentare queste torce in due eventi paralleli, in due continenti? Che tipo di compensazione è stata prevista? E poi: quanto è stato sostenibile l’intero processo comunicativo che ha accompagnato il lancio?

In un Paese in cui le PMI fanno i salti mortali per adeguarsi ai nuovi parametri ESG, senza sempre avere le risorse per trasformare il loro modello di business, questa narrazione patinata suona a tratti come un’operazione di greenwashing ben confezionata.

Design e industria: una prova di forza per il Made in Italy

C’è un aspetto, però, su cui vale la pena riflettere: la torcia come oggetto simbolico e tangibile del saper fare italiano. In un’epoca in cui l’Italia cerca disperatamente di trattenere i suoi talenti creativi e ingegneristici, un progetto come questo è un banco di prova importante. Perché unisce design, manifattura, materiali, tecnologia. E lo fa all’interno di una filiera completamente italiana.

Per le aziende nostrane – specie quelle che lavorano nel B2B, nella progettazione, nella prototipazione o nella produzione avanzata – questa è una vetrina che dimostra, senza troppi fronzoli, quanto siamo ancora capaci di innovare e competere.

Ma occhio a non cadere nella trappola dell’“autocompiacimento”: la creatività italiana non può vivere di rendita, né campare di eventi. Va nutrita con visione strategica, investimenti strutturali e politiche industriali coerenti. Altrimenti il rischio è quello di applaudire le torce, e dimenticarci del buio che ci circonda.

Il ponte con il Giappone: globalizzazione o simbolismo vuoto?

La doppia presentazione Milano–Osaka è stata presentata come un gesto interculturale, un ponte tra due grandi nazioni. Ma viene da chiedersi: a chi parlava davvero quell’evento? Ai cittadini? Agli imprenditori? O solo agli sponsor?

La globalizzazione dei simboli è potente, sì. Ma deve essere accompagnata da un messaggio autentico. Non basta far sfilare atleti di spicco come Stefania Belmondo, Bebe Vio, Carolina Kostner e Martina Caironi per garantire un impatto duraturo.

Se l’obiettivo era ispirare, bene. Ma se si voleva coinvolgere davvero il tessuto produttivo del Paese, forse serviva qualcosa di più concreto: opportunità per le imprese, call to action per i professionisti, un progetto chiaro di legacy economica e industriale.

Bellezza e contraddizioni di un Paese in corsa

Milano Cortina 2026 è una grande occasione. Ma come ogni occasione italiana, porta con sé luci abbaglianti e ombre pesanti. Le torce sono splendide, sì. Ma saranno abbastanza per accendere un Paese?

Per chi fa impresa, la domanda è sempre la stessa: quanto di questo racconto si tradurrà in opportunità reali? Quanti appalti verranno assegnati a imprese italiane? Quanti giovani talenti coinvolti? Quanta economia locale attivata?

Al di là del design, del metallo lucente e degli applausi, resta una certezza: il made in Italy ha ancora moltissimo da dire. Ma ha bisogno di fatti, non solo di simboli.

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